Il Cheratocono è una patologia degenerativa della cornea che, con il tempo, può diventare molto invalidante. Se non viene diagnosticata in modo tempestivo o non si adotta una terapia adeguata, può portare al trapianto di cornea. Attualmente, in Italia, esistono indagini diagnostiche che permettono di individuare la malattia in modo precoce, bloccandone la progressione e i conseguenti danni a carico della vista.
Cheratocono: sintomi
Generalmente questa patologia si manifesta con una perdita graduale della vista, astigmatismo e miopia; inoltre, sono presenti determinati sintomi come aloni notturni e sfregamento degli occhi.
Come vede il paziente affetto da Cheratocono?
Solitamente il Cheratocono non provoca dolore se non in caso di perforazione della cornea. La deformazione di quest’ultima modifica l’aspetto refrattivo creando immagini distorte e deficit visivo: uno dei primi sintomi, infatti, è la visione sfocata che peggiora con l’avanzare della malattia e non migliora molto con l’uso di lenti a contatto e occhiali.
Il paziente spesso lamenta un calo della vista, specialmente da lontano. Il progressivo peggioramento della vista comporta il frequente cambio di occhiali.
Molto spesso il cheratocono è associato a alla congiuntivite allergica che causa prurito e rossore; talvolta si può verificare una situazione di fotofobia, ovvero una sensazione di fastidio alla luce.
Generalmente la malattia compare in forma bilaterale ma asimmetrica, in quanto colpisce entrambi gli occhi ma con un diverso livello di evoluzione. Inizia in modo lento e progressivo e comporta uno sfiancamento del tessuto corneale: la cornea si indebolisce e cede, deformandosi fino ad acquisire la tipica forma conica detta ectasia corneale.
Cheratocono: quanto è importante la diagnosi precoce
Il Cheratocono si manifesta più frequentemente nelle persone giovani, negli adolescenti e nei bambini: colpisce, dunque, i soggetti con una lunga prospettiva di vita. Questa patologia riduce in maniera considerevole la qualità di vita ed esercita un’influenza negativa sul paziente.
Cheratocono: cause e fattori di rischio
Le cause che determinano l’insorgenza di questa patologia non sono ancora molto note. Certamente si parla di una componente genetica che ipotizza un processo di alterazione dei geni responsabili delle funzioni cellulari del collagene che forma la struttura corneale.
Secondo alcune recenti ricerche, si è rilevata l’azione anomala delle proteasi, ovvero degli enzimi che agiscono sul rinnovamento cellulare: ne deriva un assottigliamento della cornea, con un conseguente indebolimento della stessa.
Cheratocono: diagnosi
La diagnosi di questa patologia avviene generalmente durante una visita oculistica, tramite una valutazione della curvatura corneale, effettuata con oftalmometro oppure di un’insolita immagine delle ombre, evidenziata durante una schiascopia.
La presenza di irregolarità a livello corneale o del fondo oculare, potrà essere verificata attraverso:
- topografia e tomografia corneale (mappe colorate per valutare la forma e la regolarità della struttura corneale sia anteriormente che posteriormente) ;
- pachimetria, per valutare lo spessore della struttura corneale;
microscopia confocale, che consente di individuare le anomalie della cornea;
Cheratocono: terapia
La cura del Cheratocono varia in base allo stadio della malattia e alla sua evoluzione, pertanto si passerà dall’uso degli occhiali e delle lenti a contatto all’intervento chirurgico.
Nella fase iniziale della patologia, in presenza di un astigmatismo piuttosto contenuto, gli occhiali offrono una soluzione abbastanza soddisfacente.
Quando il cheratocono progredisce e l’astigmatismo aumenta, non è più sufficiente la correzione con lenti classiche ma è consigliabile l’uso di lenti a contatto rigide o semirigide, che migliorano il difetto visivo ma non ne arrestano la progressione.
Con l’evolvere della malattia, la soluzione più valida consiste nel trapianto di cornea.
La percentuale di riuscita dell’intervento è molto alta, indipendentemente dalla gravità della malattia, mentre il rischio di rigetto è minimo.
Per quanto riguarda il recupero, questo è abbastanza rapido ma, per ottenere i risultati definitivi, bisogna aspettare la rimozione della sutura.
Dal 2006 si è diffuso il cosiddetto cross-linking corneale, un trattamento parachirurgico, poco invasivo, per rinforzare la cornea, furallentando o bloccando l’evoluzione del cheratocono.
Questa tecnica è un’alternativa molto valida al trapianto di cornea, se praticata nella fase iniziale della malattia. Ecco perché è importante fare una diagnosi precoce ed eseguire controlli periodici in età di sviluppo, soprattutto nei parenti di soggetti affetti da questa patologia. Il trattamento
prevede l’instillazione di vitamina B2 sotto forma di collirio sulla cornea, previa rimozione dell’epitelio; successivamente la cornea viene esposta ai raggi UVA.
Questo trattamento serve per rinforzare la cornea ed evitare o, perlomeno, limitarne la deformazione.